Quando si esagera con il pubblico impiego: la Grecia e i suoi insegnamenti

La Grecia ha distribuito posti di lavoro pubblici a pieni mani. Cose che farebbero la felicità anche dei komunistelli e sindacalisti italioti, quelli che vivono nel presente con la testa rivolta all'indietro e sempre convinti che a pagare i conti ci pensino altri.

La Grecia, dicevamo. Tutto il mondo è paese e i voti si comprano in Italia provando a dare il voto agli extracomunitari (diritti tutto il catalogo - doveri desaparecidos, come nella migliore tradizione del buonismo) e altrove, come si è sempre fatto, elargendo posti di lavoro. Anche inutili tanto fa bene alla lotta di classe. La loro forse.

Ora gli occupati del settore pubblico in Grecia rappresentano un terzo della forza lavoro e, come se non bastasse, percepiscono una serie di mensilità che inizia con tredici e arriva, in alcuni casi, fino a diciasette. Lo stesso paese promesso dal noto sindacalista che soggiorna in hotel a cinque stelle.

Una situazione evidentemente (non serve essere premi nobel in economia per capirlo) che può essere in parte causa della crisi economica che la attanaglia, con gli speculatori che si fregano le mani.

Solo un dubbio ci inquieta: mentre accadeva tutto questo, l'Unione Europea vedeva e non diceva nulla.
Un atteggiamento incomprensibile se tenuto da chi ha sempre voluto ricoprire un ruolo di normatore per ogni cosa, dalla curvatura della zucchina alla dimensione delle banane.

Strano, vero?

1 commento:

Anonimo ha detto...

la moussaka poi è indigeribile e a dirla tutta io preferisco il pecorino alla feta.