La versione complottista, meglio la versione del "complotto fascista", sulla morte violenta di Pier Paolo Pasolini si basa su due presupposti irrinunciabili per gli intellettuali progressisti di ieri e di oggi:
1) che gli omosessuali, anche se si prostituiscono, sono sempre e comunque inoffensivi, gai e colorati, dunque Pelosi non può aver assassinato lo scrittore;
2) che Pier Paolo Pasolini era odiato dai fascisti omofobi e che, dunque, devono essere stati per forza loro a massacrarlo.
Guai a mormorare la semplice, avvilente e triste realtà, cioè che il diverbio nacque dal rifiuto di prestazioni sessuali e che l'intellettuale fu ridotto in quello stato dall'auto fatta passare più volte avanti e indietro sul suo corpo dal suo compagno occasionale, accecato dalla rabbia.
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