MADURO KO IN VENEZUELA E IL SILENZIO SINISTRO

All'inizio le voci più flautate e stucchevoli della sinistra italiana, sempre pronte a saltare sul carro dell'amico vincitore, salutarono Chavez, il presidente venezuelano, come una grande vittoria del socialismo.

L'uomo era perfetto, onnicomprensivo di tutti i requisiti dell'anticapitalismo ed antimperialismo tipici della sinistra italiana.

 Dopo anni di chavismo, con Chavez prima e Maduro poi, il Venezuela ha svoltato a destra consentendo la vittoria dell'opposizione.

 Nonostante il Venezuela sia uno tra i maggiori produttori di petrolio, Maduro lascia (meglio, dovrebbe lasciare...) un Paese in una crisi devastante e con un inflazione quasi a tre cifre. Un capolavoro economico. Al contrario.

Prima di lasciare però ha lanciato un appello alle Forze Armate incitandole a essere pronte a difendere la rivoluzione. Parole sibilline, quasi un preannuncio di golpe. Parole che conosciamo come riflesso condizionato di tutti i sinistri: quando non vincono loro la democrazia non vale.

Eppure sembra incredibile ma nel travisamento informativo italico trattasi solo di populismo o imbarbarimento destrorso. In tal caso le urne sono semplicemente bugiarde. In certi casi le regole non valgono più: se ne vanno al mare insieme alla logica (e spesso sotto lo stesso ombrellone ci troviamo pure la buonafede...).

Nessun messaggio, invece, dalla sinistra italiana, dopo la disfatta venezuelana. La sinistra, sempre pronta a glorificare il socialismo quando si insedia nel corpo sano di una nazione, evita di commentarne le sconfitte.

Eppure la stessa non ha mai risparmiato un divertente surrealismo quando si parla di America latina. Come quando si ricordava che in effetti anche Fidel Castro si era dimesso dopo un solo mandato. Durato un cinquantennio.

Costellato da fame e folle plaudenti. La speranza è che la stragrande maggioranza degli italiani sia ormai vaccinata contro i miti dell'egualitarismo e della rivoluzione prossima ventura e che gli slogan frusti e fallimentari del passato vengano tolti dagli scaffali. Come merce "scaduta".

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