Vedere Silvio Berlusconi far cessare il tempo della Perdonanza, fare quadrato (che belle parole!) e rintuzzare tutte le aggressioni dei "sinceri democratici" fa un gran piacere, diciamolo.
Specie se poi nel frattempo la Puglia, che avrebbe dovuto essere la Waterloo del Papi si trasforma nell'Isandlwana, ma che dico, di più!, nell'Hiroshima della sinistra di lotta e di materasso (più materasso che lotta), con il compagno Nichi Vendola costretto perfino ad attaccare il pubblico ministero incaricato dell'indagine, anzi di uno dei tronconi, visto l'apertura a fisarmonica di filoni d'indagine (senza che un Travaglio qualsiasi abbia niente da obiettare contro un tizio che osa mettere in dubbio l'autonomia e l'indipendenza e i valori adamantini della magistratura).
E questo già basterebbe per sganasciarsi dalle risate, ma oltre la torta c'è anche la ciliegina.
No, no che andate a pensare! Non la firma dei firmatari di ogni sciagurato appello di questo paese, gente che gridando al regime si arricchisce di soldi pubblici e non, ma la "minaccia" veramente forte dell'antico e logoratissimo grido di battaglia comunista: la chiamata a raccolta, a settembre, con i primi freschi, della società civile.
Diciamolo chiaro, un grido che in bocca a un democristiano col ciuffo fa morire dal ridere, ma Franceschini, si sa, è portato per l'avanspettacolo.
Però io inizio a tremare. E penso anche il Cavaliere.
Mi vedo già i salotti radical-chic, gli attici e le terrazze ridotte a trincee, barricate di calici di frizzantino.
E non sia mai tornino in armi i girotondini, quelli del "ceto medio riflessivo" (su che?), tonifcati dopo la vacanza (naturalmente "intelligente").
Tra un volteggiare di pashmine, di Lacoste e articoli Prada sarebbe una vera rivoluzione, firmata col sangue sulle botton-down.
Infatti tutti conosciamo il potere carismatico del leggenDario Franceschini sulle masse e qui si potrebbe passare alla Storia.
Dell'avanspettacolo.
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