Sciopero degli immigrati. Ipocrisia o malafede?

Dopo gli scontri di Rosarno, in terra di Calabria, alcuni propongono uno sciopero degli immigrati per il 1° marzo, in pratica si apprestano a scendere in piazza per trovare la quadratura del girotondo.

Una manifestazione, secondo gli organizzatori, per far capire all'opinione pubblica italiana quanto sia determinante l'apporto degli extracomunitari, pardon, dei "migranti", come dicono con sussiego i "sinceri democratici".

Solo una deviazione (senza trans) dal discorso: dove avviene la raccolta di firme? Ma chiaramente, ca va sans dire, sul mitologico Facebook (invenzione peggiore dell'opinione pubblica. Ed era difficile fare di peggio), quello dove domandi, come fanno i ragazzini un pò minchioni: "Vuoi essere mio amico?"

Un posto che tira molto , anche perchè è un "social network" e in certi ambienti ciò che è "social" tira da pazzi, come ogni balordaggine che odori di "impegno nel sociale".
Dove gli eredi dei firmatari di ogni sciagurato appello di questo paese, i soliti noti, da Dario Fo a Umberto Eco, passando per Furio Colombo (insomma quelli che scambiano i salotti per le piazze), possono, senza fatica, mettere a posto la coscienza.

Tipi filantropi lontanisti. Non gliene frega niente del vicino di casa, calpesterebbero volentieri la zia, brucerebbero i genitori, e tuttavia sono preoccupati per l'Africa e per la fame nel mondo.
Benchè di sinistra il filantropo lontanista non sa di aver preso alla lettera, invertendolo, il pensiero di Nietzsche "Ama il tuo lontano".

Ma tornando alla manifestazione per la società "multirazziale" (aggettivo da appiccicare a tutto ciò che è bello ed auspicabile, e chi non la pensa così è stronzo nda) il movimento riunisce "italiani, stranieri, seconde generazioni e chiunque condivida il rifiuto del razzismo e della discriminazione verso i più deboli".

I tanti (o tonti) non sanno, o fanno finta di non sapere, distinguere tra immigrati regolari che con il proprio lavoro danno "apporto alla società italiana" e sostentamento a se stessi e alla propria famiglia, e gli immigrati clandestini i quali o vengono sfruttati in maniera bestiale (lavoro nero), o vivono di espedienti (accattonaggio) o di reati più o meno gravi, sfruttando anche i servizi sociali (sanità, trasporti, sussidi di ong laiche e religiose) senza dare alcun apporto, anzi dando solo danni fisici, morali ed economici agli italiani.

Per non vedere queste cose (pratiche, cose che non vanno giù ai "sinceri democratici", abituati ad affrontare i problemi reali con l'ingenuità di un ginnasiale, con un perenne venticello adolescenziale) bisogna essere stupidi o in malafede.

O entrambi.

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